L’obsolescenza programmata è un fenomeno che suscita da decenni un dibattito acceso e costante in tutto il mondo, soprattutto nell’ambito tecnologico. Quante volte abbiamo sentito dire frasi come “ai miei tempi le cose non si rompevano così facilmente!”. Sembra infatti che, soprattutto per quanto riguarda gli oggetti legati alla tecnologia, sia sempre più difficile evitare l’acquisto di nuovi dispositivi e modelli anche solo dopo pochi anni di utilizzo.
L’obsolescenza programmata si riferisce alla pratica deliberata da parte dei produttori di rendere obsolete le proprie apparecchiature o prodotti dopo un certo periodo di tempo, costringendo così i consumatori a sostituirli con versioni più recenti o nuovi modelli. Questo comportamento solleva una serie di domande etiche ed economiche, spingendo le persone a riflettere su come la tecnologia sia progettata, prodotta e consumata.
L’obsolescenza programmata ha radici profonde nella storia produttiva, risalenti a quando le industrie hanno cominciato a realizzare prodotti con una durata limitata già nel XX secolo. Chiaramente lo scopo finale di questa strategia era quello di aumentare le vendite, costringendo i consumatori a sostituire regolarmente i loro prodotti. Questa pratica è continuata nel corso del tempo e oggi è ancora una realtà presente soprattutto nel settore tecnologico.
A proposito di obsolescenza programmata in questo settore possiamo distinguere diverse tipologie:
Questo approccio produttivo ha degli inevitabili effetti negativi sulla società e sull’ambiente:
Negli ultimi anni, sono state adottate diverse misure per contrastare l’obsolescenza programmata nell’ambito tecnologico. Alcuni governi hanno introdotto leggi per promuovere la riparabilità dei dispositivi e la fornitura di pezzi di ricambio. Inoltre, ci sono organizzazioni e movimenti di consumatori che promuovono la riparazione e il riciclaggio dei dispositivi anziché la sostituzione.
Anche gli sviluppatori stessi possono giocare un ruolo significativo nel contrastare l’obsolescenza programmata e promuovere una maggiore sostenibilità nell’industria tecnologica. Ecco alcune azioni che uno sviluppatore software può intraprendere:
In definitiva, gli sviluppatori software hanno la capacità di influenzare positivamente l‘industria tecnologica e promuovere pratiche più sostenibili. Contribuire a progetti e iniziative che favoriscono la durabilità e lavorare su soluzioni che prolungano la vita dei dispositivi possono fare la differenza nel contrastare l’obsolescenza programmata.
La formazione gioca un ruolo chiave nel processo che porta alla stesura di software durevoli. Gli sviluppatori devono avere una solida comprensione dei principi di progettazione software, dell’architettura dei sistemi e delle buone pratiche di codifica. Devono essere infatti in grado di scrivere codice pulito e ben strutturato che sia facilmente manutenibile e adattabile a futuri cambiamenti. Inoltre, devono essere consapevoli delle sfide legate alla sicurezza e alla privacy dei dati, cercando di integrare queste considerazioni nella loro progettazione. La formazione continua è essenziale per rimanere aggiornati sulle nuove tecnologie e le best practices, in modo da sviluppare software che resistano alle pressioni dell’obsolescenza programmata e siano in grado di servire le esigenze degli utenti per lungo tempo.
Ma come si imparano tutte queste skills?
Scopri il nostro corso per diventare Software developer!